Il Regno di Napoli? In una bottega Artigiana 

Un’opera d’arte per sconfiggere l’oblio. Con in mente l’idea di sottrarre la memoria al logorio del tempo, nasce dieci anni fa a Napoli Omnia Arte: un’officina di pensiero, più che un’azienda, che riproduce oggetti unici nel loro genere, andandoli a scovare nei caveau di musei e biblioteche d’Italia.
L’ultimo in ordine di tempo e il più pregiato, è ilvolume Regno di Napoli di Aurelio Musi: 360 pagine con la storia del regno dal 1066 al l860, che ricorda gli antichi codici miniati e i volumi che – almeno fino al Rinascimento – le grandi famiglie nobiliari facevano creare su commissione, perché fossero tramandati di padre in figlio.Ed è questa l’idea che è venuta a Domenico Cuozzo, titolare dell’Omnia Arte con LucianoPassalacqua e Lorenzo Dell’Aversana: realizzare un’opera pregiata di grande valore non solo materiale ma anche simbolico, perché potesse essere lasciato in eredità di generazione in generazione. “Il  libro – spiegaCuozzo – è stato pensato perché duri centinaia di anni. Ha una solidità antica che è data dalla cucitura a mano e dall‘intera realizzazione con tecniche secolari: dalla carta speciale delle cartiere Miliani di Fabriano alla rilegatura in pelle martellata con il titolo a sbalzo e impresso in oro a caldo, fino alla battitura fiorentina perché non venga usurato dalla polvere ».

Il volume ha una targa in rame dove incidere le dediche e una sezione per le firme “Scritte da un calligrafo con pennino e inchiostro, proprio come si faceva fino al tardo ‘700 con i libri di famiglia”, oltre a spazi per le fotografie  dei proprietari per nove generazioni. Ma sono tante le peculiarità che rendono il volume un’opera preziosa e originale, come gli acquerelli degli otto stemmi delle famiglie del Regno dipinti a mano in ogni copia, e ne sono tante, 2499 più dieci prove d’autore – dall’artista Daria Marino. All’interno sono riprodotti a colori e in bianco e nero 200 opere più significative del Regno partenopeo, tra cui un rarissimo gioco dell’oca del Torelli (datato 1678) e le 14 cartografie di Giovanni Antonio Magini, che nel 1620 disegnò i confini dello stato meridionale dall’Abruzzo alla Sicilia. «Le cartografie – spiega Domenico Cuozzo – sono state le prime opere che abbiamo riprodotto, realizzando 499 copie dagli originali, conservati nella sezione Manoscritti antichi della Biblioteca nazionale di Napoli, di rado rese visibili al pubblico per preservarle contro l’usura del tempo. Le proponemmo, con la certificazione di conformità all’originale rilasciata dal direttore della Biblioteca,’ ai nostri primi clienti.

 Profittando della legge Ronchey sulla riproducibilità delle opere d’arte, i tre ex agenti letterari sono riusciti a mettere su un’impresa artigianale che a Napoli non ha eguali (Uffici, laboratori e una decina di dipendenti a Via Reggia di Portici), puntando anche alla valorizzazione degli antichi mestieri e alla riscoperta della storia d’Italia, a partire dal Meridione. Mentre in prospettiva c’è un’apertura al mercato degli italiani all’estero, sono già migliaia oggi i clienti: “È grazie alla loro che siamo riusciti a realizzare il volume, finanziandolo con delle sottoscrizioni dei nostri clienti più fedeli. Noi li abbiamo ripagati con un forte sconto”. Un’attenzione da non sottovalutare ( riservata anche a chi vorrà ordinare il libro fino al 31 gennaio 2011).

Ida Palisi



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